VITA SULLA TERRA: LA SFIDA PER UN USO SOSTENIBILE DELL’ECOSISTEMA TERRESTRE

da Feb 17, 2022News1 commento

Il Goal 15 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite guarda con attenzione specifica l’ecosistema terrestre. La formulazione “Vita sulla terra” intende infatti accendere una luce sulla dimensione, latu sensu, “biologica” della Terra, sul funzionamento del suo ecosistema, basato su un equilibrio per natura delicatamente preciso e ciclico. E per quanto la Natura operi in modo assolutamente rigoroso nella sua ciclicità, la delicatezza degli equilibri sottostanti è soggetta ormai da tempo agli ormai noti agenti antropici che ne alterano la stabilità. L’inquinamento causato dall’utilizzo delle fonti fossili, una mobilità non sostenibile, la mancanza di un efficace sistema di riciclaggio dei rifiuti, unito a deforestazione, alla desertificazione e alla diminuzione della biodiversità, generano effetti come lo scioglimento dei ghiacci, le alluvioni, l’aridità delle terre, la scarsità idrica. Questi fenomeni hanno conseguenze non solo ambientali, ma anche economiche e sociali, e gravano sull’economia dei singoli Paesi, compromettendo agricoltura, allevamento e il conseguente sostentamento di milioni di persone, determinandone un impoverimento strutturale e diffuso. Si deduce dunque come la protezione della Vita sulla Terra porti benefici non “soltanto” al sistema energetico o all’ambiente circostante, ma crei anche un circolo virtuoso che influisce positivamente sulle disuguaglianze economiche e sociali. I nove target del Goal 15 mirano infatti, tra le altre cose, a garantire la salvaguardia degli ecosistemi di acqua dolce terrestri e dell’entroterra, ad arrestare la perdita di biodiversità e prevenire l’estinzione delle specie minacciate e a combattere la desertificazione e la deforestazione, ripristinando i terreni degradati ed il suolo.

LA SITUAZIONE A LIVELLO GLOBALE

Secondo l’ONU, la pandemia COVID-19 è un chiaro esempio di come la minaccia alla biodiversità da parte dell’uomo si sia ritorta contro l’umanità stessa. Per i monitoraggi internazionali è chiaro che le misure sin ora adottate non siano sufficienti e che la salute del pianeta deve essere priorità nelle politiche e nei piani nazionali degli Stati. Infatti, sebbene il tasso di deforestazione nelle regioni tropicali sia rallentato negli ultimi dieci anni, sono necessari vigilanza e sforzi mirati per mantenere questa tendenza. Dal 2000 al 2020, la superficie forestale è aumentata in Asia, Europa e Nord America, ma è diminuita significativamente in America Latina e Africa subsahariana. Su scala globale, la percentuale di superficie forestale è scesa dal 31,9% della superficie totale nel 2000 al 31,2% nel 2020, rappresentando una perdita netta di quasi 100 milioni di ettari di foreste nel mondo. A livello globale, il rischio di estinzione delle specie è aumentato di circa il 10% negli ultimi tre decenni, mentre le aree protette per la salvaguardia della biodiversità sono aumentate in percentuale di 13-14 punti dal 2000. La comunità internazionale si è assunta un maggiore impegno ratificando nel febbraio 2021 il Protocollo di Nagoya sull’accesso alle risorse genetiche e la condivisione equa e giusta dei benefici derivanti dal loro utilizzo, arricchendo la Convenzione sulla diversità biologica di 60 nuovi paesi ratificatori. Bracconaggio e diffusione di specie alloctone (aliene) continuano ad essere una minaccia per l’ecosistema e per l’uomo, come suggerito dall’impatto globale di malattie trasmissibili tra uomo e animali. Infine, stando ai dati 2021, 89 Paesi hanno integrato strategie per misurare i valori di biodiversità ed ecosistema.

LA SITUAZIONE A LIVELLO EUROPEO

Secondo il monitoraggio dell’Eurostat, la valutazione mostra un continuo e forte calo della biodiversità e dell’abbondanza delle specie, nonché una continua tendenza al negativo del degrado del suolo. A causa della scarsità di dati, non è possibile avere un quadro completo dello status generale, soprattutto per quanto riguarda ecosistemi terresti e le pressioni su di essi esercitate. Più positivi sono i dati sullo stato ecologico delle fonti idriche che mostrano un miglioramento nell’ambiente naturale europeo di fronte alle pressioni dell’uso umano. Per quanto riguarda le foreste, attualmente, esse risentono delle pressioni dovute al degrado del suolo e alla perdita dell’habitat di alcune specie esotiche invasive, agli inquinanti e ai carichi eccessivi di nutrienti, nonché ai cambiamenti climatici, con conseguenti siccità e ondate di caldo persistenti. Ciò significa che gli sforzi dell’UE per conservare e gestire in modo sostenibile le sue aree boschive sono sempre più importanti. In proporzione alla superficie totale, la quota dell’UE di foreste e altri terreni boschivi è leggermente aumentata tra il 2015 e il 2018. Sulla questione della biodiversità, l’ultima valutazione dello Stato della Natura nell’UE rivela che molte specie e habitat di interesse europeo non soddisfano ancora gli standard di condizioni favorevoli stabiliti nella direttiva Habitat.

LA SITUAZIONE A LIVELLO ITALIANO

Secondo ASviS, la situazione italiana è estremamente negativa, causata dal netto peggioramento degli indicatori elementari relativi alla frammentazione del territorio e al consumo di suolo. Nonostante il 2020 sia il termine ultimo per diversi sotto-obiettivi del Goal 15, in Italia manca una reale comprensione del fondamentale ruolo svolto dalla biodiversità e dai servizi volti alla protezione degli ecosistemi. Inoltre, secondo il Rapporto, il Pnrr e le normative introdotte nell’ultimo anno non si proiettano al 2030 e non considerano le indicazioni della nuova Strategia europea per la biodiversità, evidenziando pertanto come non tengano conto dell’obiettivo di proteggere il 30% del territorio nazionale e come non si orientino verso un target di ripristino degli ecosistemi degradati. La crisi pandemica e i conseguenti periodi di lockdown hanno allentato, anche se solo temporaneamente, l’impatto sugli habitat naturali terrestri, registrando una riduzione degli ettari consumati nel 2020 rispetto al 2019 (-13,8%). Questo però non è sufficiente a compensare l’andamento negativo che caratterizza la situazione italiana. Si richiama dunque il Paese ad agire con efficienza e celerità al fine di invertire la rotta.

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