LA SITUAZIONE A LIVELLO GLOBALE
Il Rapporto sullo sviluppo sostenibile (SDR) mostra l’indice di sostenibilità dei Paesi membri delle Nazioni Unite che hanno adottato gli obiettivi universali di Sviluppo sostenibile (SDGs) nel 2015. Il rapporto del 2 giugno 2022 pubblicato da Cambdrige University Press, evidenzia che la media mondiale dell’indice SDGs è diminuita nel 2021 a causa delle numerose crisi internazionali. Dalle sfide ambientali, dove le crisi climatiche e la perdita di biodiversità ne amplificano l’impatto; dal continuo susseguirsi di guerre, inclusa la guerra in Ucraina, che aumentano il problema legato all’insicurezza alimentare e alla crisi energetica; dagli effetti devastanti della crisi sanitaria globale che ha destabilizzato l’economia mondiale e il mercato del lavoro.
Queste problematiche toccano infatti ciascuno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile andando a rallentare l’intero sistema degli SDG. Questo non deve diminuire l’impegno degli Stati, ricordiamo le parole al vertice del G20 dello scorso ottobre 2021 a Roma “Riaffermiamo il nostro impegno per una risposta globale per accelerare i progressi nell’attuazione degli SDGs e per sostenere un progetto sostenibile, inclusivo e una ripresa resiliente in tutto il mondo”, un discorso di grande impatto che ora più che mai ha bisogno che ciascuno Stato creda in questo progetto e continui con impegno e determinazione verso il raggiungimento degli obiettivi prefissati per il 2030.
I Paesi ad alto reddito (HIC) e i Paesi OCSE, sono più vicini al raggiungimento degli obiettivi rispetto ad altri Stati, i primi 10 Paesi sono europei, in aumento per la Finlandia, Danimarca e Svezia. L’Asia è la regione che ha raggiunto maggiori progressi rispetto ai criteri degli SDGs; mentre il Venezuela ha registrato il calo maggiore nell’indice SDG dalla loro adozione nel 2015. L’Europa è ancora indietro nella corsa ai 17 Obiettivi, soprattutto sui temi della sicurezza alimentare, dell’agricoltura sostenibile, del clima e della biodiversità. I tecnici dell’ONU sottolineano la necessità di elaborare un piano globale e innovativo per finanziare gli SDGs, incentrato sulla creazione di partenariati sia tra le banche multilaterali di sviluppo (MDB), sia tra le MDB e il settore privato o le entità filantropiche. Si richiedono investimenti pubblici in infrastrutture (energia verde, accesso digitale, acqua e servizi igienico-sanitari, trasporti) e capitale umano, che vadano a finanziare in particolar modo le zone più povere e i Paesi in via di Sviluppo, ma non solo, si sottolinea anche la necessità di aumentare i prestiti delle Banche Multilaterali di Sviluppo (MDB), principalmente attraverso maggiori versamenti di capitale a queste istituzioni.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Il Rapporto sullo sviluppo sostenibile mostra l’indice di sostenibilità degli Stati che hanno adottato gli SDGs rispetto al 2015, ed evidenzia le criticità dell’Italia, che si colloca complessivamente al 25° posto a livello mondiale. Dallo studio si osserva che il suo posizionamento è ben al di sotto della media UE, in particolare a causa di un più alto numero di persone a rischio di povertà (20,0% nel 2020 contro 16,6% UE) e un peggioramento nei settori dell’occupazione (61,9% nel 2020 contro 71,7% UE), disuguaglianze, pace e giustizia. Promossi solamente in agricoltura e consumi responsabili.
Le istituzioni internazionali hanno indicato la strada da percorrere, gli obiettivi da raggiungere e altri da migliorare, l’Italia può svolgere un fondamentale ruolo in questa trasformazione, e anche se deve ancora percorrere molta strada, ogni giorno combatte la propria battaglia per realizzare un’Italia più sostenibile. Nonostante la sfida sul clima sia ancora in salita le misure nazionali attuate per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra hanno consentito il rispetto degli obiettivi fissati per il 2020. Secondo il National Inventory Report 2021 e l’Informative Inventory report 2021 presentato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), “nel 2019 le emissioni di gas serra diminuiscono del 19% rispetto al 1990, passando da 519 a 418 milioni di tonnellate di CO2.” In particolare, l’incremento dell’efficienza energetica nel settore industriale e la crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili hanno contribuito in misura maggiore alla diminuzione delle emissioni di gas serra.
La legge europea sul clima stabilisce i nuovi obiettivi di riduzione e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, che rappresentano una priorità per la transizione ecologica anche in Italia. Oltre agli obiettivi molto ambiziosi sul clima, l’Italia dovrà impegnarsi maggiormente sulla realizzazione di ciascuno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile per poter essere al passo con gli altri Stati.
Giulia Manca