MITIGARE L’IMPATTO DEL RUMORE SOTTOMARINO PER SALVARE LA BIODIVERSITÀ DEGLI OCEANI E DEI MARI

da Lug 4, 2022News1 commento

Tra le profondità abissali degli oceani riscopriamo un mondo del tutto nuovo, nascosto agli occhi di chi non è abituato ad immergersi nei suoni e nei colori del misterioso blu, ma che invece apre giganteschi scenari ai più curiosi che amano ascoltare gli oceani e circondarsi di questi colori. Un mondo nel mondo dove la complessità della sua natura multiforme è spesso difficile da comprendere e purtroppo anche oggetto delle numerose attività antropiche, che ormai hanno alterato ogni tipo di ecosistema sulla terra, incluso l’ecosistema marino.

L’inquinamento acustico è diffuso anche nell’habitat acquatico ed è cresciuto molto negli ultimi anni a causa dell’immissione di rumori ad alta intensità rispetto a quanto l’ecosistema sia in grado di sopportare. Pensiamo non sia rilevante quanto quello delle città perché può sembrare che l’acqua possa attutire il suono ma la realtà è ben diversa. Infatti nell’acqua i rumori, a partire da quelli più piccoli, si propagano più velocemente e risultano più forti rispetto a quelli che percepiamo sopra la sua superficie. Il lockdown a seguito della pandemia da COVID19 è stato un evento positivo per gli organismi acquatici che hanno potuto beneficiare di una “pausa” dal rumore delle attività produttive e dai trasporti marittimi. Il blocco del traffico aereo e navale ha consentito di studiare gli effetti delle attività antropogeniche sul paesaggio sonoro sottomarino e sugli organismi viventi. Il 2020 è stato definito dagli scienziati come “l’anno del silenzio degli oceani”. Da uno studio lanciato da una comunità di esperti International Quiet Ocean Experiment Science Plan (IQOE) è emerso che i rumori prodotti dalle attività umane siano fonti di stress cronico per alcuni organismi marini, ad esempio nelle balene. Le fonti di inquinamento acustico marino sono rappresentate dall’attività di ricerca di combustibili fossili (come gas e petrolio), dallo sviluppo edilizio costiero, dall’attività di pesca, dagli impianti eolici, dal traffico navale e dai sonar utilizzati per scopi militari o civili.

L’IMPORTANZA DEL SUONO PER LE SPECIE MARINE

Ogni essere vivente ha la grande capacità di adattarsi alla vita, in base all’ambiente in cui nasce e vive. Nell’ecosistema marino dove la visibilità è limitata, i mammiferi acquatici, i pesci, gli invertebrati (in particolare crostacei), nel corso dell’evoluzione, hanno sviluppato l’udito in modo tale da orientarsi nello spazio e utilizzare un sistema di comunicazione basato sul suono[1] che gli permette di comunicare anche a distanza, tramite l’ecolocalizzazione (biosonar). Fra i mammiferi marini, soprattutto i delfini, le orche, i capodogli e le balene riescono a sfruttare al meglio il suono come strumento di comunicazione su grandi distanze, infatti sono in grado di interagire attivamente con l’ambiente e gli organismi viventi attraverso la riproduzione di impulsi. In generale, i suoni dei delfini sono emessi, oltre che per comunicare, per localizzare e distinguere oggetti nell’acqua. Il suono costituisce una parte importante per la vita degli organismi acquatici che permette loro di individuare fonti di cibo, catturare le prede e orientarsi, ed è un elemento vitale nella comunicazione sessuale e nella percezione dell’ambiente.

GLI EFFETTI DEL RUMORE SULL’ECOSISTEMA MARINO

I rumori sottomarini eccessivi possono causare gravi disturbi alla comunicazione provocando negli organismi acquatici perdita dell’udito, incapacità di percepire l’ambiente circostante (mascheramento)aumento della frequenza cardiaca e una maggiore tendenza alle migrazioni. L’intero ecosistema marino di conseguenza, risente dei rumori antropogenici che si sommano ai suoni naturali circostanti. Per questo motivo, mitigare l’impatto del rumore sottomarino è importante per salvare la biodiversità degli oceani e dei mari. Il traffico marittimo è una delle principali fonti di inquinamento acustico marino, che secondo una pubblicazione ISPRA delle Linee guida sul rumore subacqueo[1] vi sono alcune soluzioni che si potrebbero adottare per mitigare il rumore di fondo negli oceani entro livelli che permettano la comunicazione tra gli organismi acquatici. Tali soluzioni possono prevedere modifiche alle imbarcazioni, individuazione delle aree più a rischio e introduzione di limiti di velocità in queste aree, restrizioni del traffico marittimo in alcuni periodi dell’anno e sviluppo di misure nazionali e internazionali volte alla salvaguardia del paesaggio sonoro marino.

Giulia Manca


[1] Linee guida per lo studio e la regolamentazione del rumore di origine antropica introdotto in mare e nelle acque interne (Parte prima) J.F. Borsani, C. Farchi.

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