La precedente tappa del nostro lungo viaggio ha aperto una porta sulla sconfinata Asia; da quella linea di confine così sfumata fanno capolino varietà umane, storie e culture che difficilmente si possono inquadrare in categorie definite. A ben guardare infatti si spalanca un continente pieno non solo di Storia, ma anche di contraddizioni. Un Asia composta da tanti cerchi concentrici, legati insieme e accomunati da tratti che collegano quella setosa via da Lisbona a Jakarta. Bisognerà pure orientarsi tuttavia in questo turbinio di realtà e per farlo non ci resta che procedere per mappe. L’Asia Occidentale è quella a noi più vicina, almeno geograficamente parlando.
Per orientarci, uno dei cerchi concentrici di cui è composto il continente asiatico è tracciabile proprio nel mar Mediterraneo, là dove i romantici più naif iniziano a sentire profumi d’oriente, arazzi arabeggianti e tappeti volanti. L’Asia Occidentale è storicamente associata al secolare impero Ottomano, che nel periodo di massima espansione arrivò a controllare buona parte dell’Europa sud-orientale, dell’Asia occidentale e del Nord Africa. Oggi, quei territori sono divisi tra Stati indipendenti, alcuni divenuti Stati Membri dell’Unione Europea (altri sono ancora in lizza), altri ancora invece si riconoscono per una peculiare comunanza: la lingua, l’arabo, che connota il così detto Mondo Arabo. Ovviamente, le curiosità che guidano il nostro viaggio esulano dal voler conferire etichette di qualsiasi natura, che siano linguistiche o, latu sensu, politiche, anche perché la complessità e la multidimensionalità di tutto ciò che è afferibile alle identità culturali non può mai trovare delle risposte semplici e/o incontrovertibili. Quello che interessa ai fini del nostro viaggio è capire come e se lo sviluppo promosso e auspicato dagli SDG possa riconoscersi nel Mondo. E nel caso di quello Arabo, del così detto Medio Oriente lo sguardo dovrebbe essere più scevro che mai da pre-concetti data l’infinita complessità delle realtà che lo compongono.
Le Mille e Una…fermate per il cambiamento
Secondo l’UNDP (United Nation Development Programme), i Paesi del Medio Oriente “hanno ottenuto molto di cui essere orgogliosi nello sviluppo umano”. Tuttavia, prosegue gentilmente il report, “nonostante gli importanti progressi in materia di salute, istruzione e reddito, ci sono alcuni aspetti dello sviluppo umano in cui i Paesi della regione non sono progrediti così tanto”. Un altro report, MENARA (Middle East and North Africa Regional Architecture: Mapping Geopolitical Shifts, regional Order and Domestic Transformations), riconosce che il raggiungimento degli SDG nei Paesi della regione dipende dalla portata dei risultati raggiunti in passato dai loro antesignani, gli Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG).
A che fermata sono dunque i Paesi del Medio Oriente per non essere lasciati indietro?
La varietà degli attori coinvolti non può aspettarsi una risposta univoca. I progressi dei Paesi del Medio Oriente non possono che essere vari data la diversità della regione stessa. I Paesi a reddito medio e alto hanno ottenuto risultati relativamente buoni su misure collegate all’ampliamento dell’istruzione e al miglioramento degli indicatori sanitari. Tuttavia, nella stessa regione coesistono Stati che si collocano per lo più nei Paesi beneficiari di quelle forme di cooperazione allo sviluppo “assistenzialistiche” e che, per quanto contraddittori, continuano ad essere soggetti a crisi che vanno ben oltre il semplice monitoraggio degli indicatori di sviluppo.
Dall’adozione degli MDG e successivamente degli SDG (per non andare troppo a ritroso nel tempo), le guerre che si sono susseguite nella regione non hanno certo agevolato il progresso verso il raggiungimento dei più auspicabili risultati in termini di sviluppo, né tanto meno di riduzione delle disuguaglianze, di costruzione di società pacifiche o di giustizia. Ironicamente, il Medio Oriente “sta in mezzo” (e ad oggi più che mai) a contraddizioni e interessi endogeni ed esogeni che tuttavia non si possono pretendere di risolvere con semplici dichiarazioni universali o buoni propositi di sviluppo. La fiaba de “le Mille e una Notte” racconta di come Shahrazād, ultima moglie del re persiano Shahriyār, sia sopravvissuta alla ferocia omicida del sovrano procrastinando all’infinito l’epilogo di una storia raccontata ogni notte, per mille e una notte… il 2015 è stato già procrastinato, anzi aggiornato (sic!) una volta e le fermate a cui fare attenzione fino al 2030 sembrano ancora numerosissime. Non ci resta allora che proseguire nel viaggio e prendere nota di ogni tappa consumata per riuscire a tracciare un percorso che continui ad aiutarci a capire se e come il Mondo sta cambiando.