In viaggio con le 5P – Sesta tappa Asia Orientale

da Apr 20, 2022News1 commento

Prosegue il viaggio alla ricerca dei cambiamenti nel Mondo e questa volta ci si spinge agli estremi confini orientali, nella terra dei draghi e delle tigri: l’Asia Orientale.

La mappa dell’Asia Orientale è decisamente variegata, sia per i suoi protagonisti sia per le infinite storie che si intrecciano a livello regionale e globale. L’Estremo Oriente è un palcoscenico coloratissimo ed estremamente complesso; i cerchi concentrici cui si intende guardare attraverso sono, in questa regione, incredibilmente difficili da analizzare perché, se si avvicinasse una lente di ingrandimento sulla mappa che qui ci interessa, si scoprirebbero dei giganti regionali, le cui figure occupano le scene della geopolitica da molto tempo e i cui ruoli non sono sicuramente di secondo piano sullo scacchiere mondiale. Gli appellativi che sono stati dati ad alcuni di loro sembrano voler evocare tratti culturali e tradizionali, celebrativi della regalità animale e della forza mistica di una civiltà antica come il Mondo. Le Tigri asiatiche, il Dragone cinese, la Terra del Sol levante sembrano i soggetti di una sceneggiatura fantastica, ma guardando il reale e, soprattutto il “reale attuale”, tutto sono fuorché fantasie e fiabe orientali.

Gli attori dell’Asia Orientale hanno conquistato un posto di rilievo sullo scacchiere mondiale con pazienza e perseveranza sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale; crisi e guerre (esogene ed endogene) ne hanno sfigurato componenti naturali e sociali, hanno distrutto patrimoni culturali e hanno causato economie di sostentamento che la Storia ha registrato nei suoi capitoli più bui (le guerre civili cinesi pre e post rivoluzione comunista, la guerra di Corea, le bombe nucleari in Giappone, la guerra in Vietnam, solo per citarne alcune). Ma come è stato possibile dunque per questi paesi avere la rivincita segnata da “soprannomi” che sembrano più voler esorcizzare i timori di un’inarrestabile crescita, almeno economica? Perché, in effetti, quella regione un tempo considerata esotica e lontana, oggi ha un peso non indifferente anche nel raggiungimento dei traguardi ambiti per il 2030.

Il Miracolo Asiatico

I paesi dell’Asia Orientale sono stati protagonisti del noto “Miracolo Asiatico”: la World Bank nel 1993 si domanda come sia possibile una crescita così sproporzionata se comparata al coevo tentativo in Sud America. Le risposte sono “ovviamente” tecniche: un’accurata iniezione di input economici dalla forte spinta esterna, l’immissione di sostanziose dosi di capitale e l’utilizzo estremo di mano d’opera locale a basso costo e bassa qualificazione. La risposta è stata immediata e fruttuosa fino alla fine degli anni ’90 quando la crisi finanziaria inizia a causare i primi sintomi di rigetto di un sistema economico che mostra in tutto il mondo i propri deficit. La così detta supply side economics si è mostrata fragile se “presuntuosamente” sorretta dalla sola ambizione “assistenzialistica”. E mentre l’“estremo occidente” ha continuato e continua a studiare “tecnicamente” i modelli di sviluppo, l’Estremo opposto guadagna terreno e si pone e propone come interlocutore d’obbligo nei giochi di potere. Sarà forse sfuggito un tassello d’analisi dunque? Può mai essere quello asiatico un vero e proprio miracolo provvidenziale, casuale e fortuito?

Se in questi viaggi siamo liberi di porci altre domande, sempre scevre da preconcetti, allora potremmo chiederci se, al contrario, il miracolo non sia stato piuttosto causale: il sistema economico che si è pian piano costruito in Asia Orientale risponde sì alle “tradizionali” leggi economiche e finanziarie (banalmente, la famosa globalizzazione ci ha mostrato quanto interconnessi siamo anche e soprattutto di recente), ma con caratteristiche ben peculiari. Molti dei paesi dell’Asia Orientale, altro non hanno fatto che trasporre e plasmare un modello “esterno” a propria misura, hanno adattato la tecnica alla sostanza di una cultura latu sensu diametralmente opposta a quella “occidentale”. Una “cultura dell’imitazione” ponderata e studiata ha fatto sì che, mentre l’Occidente presumesse di insegnare e applicare incondizionatamente le leggi economiche a lui care, l’Oriente, con lungimirante pazienza, ha trasposto quelle stesse leggi alle proprie caratteristiche. Non si vuole certo qui decretare un “migliore” (sono secoli che ci si pone l’interrogativo di come costruire una Città del Sole), ma aspirare, ambire, dichiarare di voler raggiungere il Cambiamento (con la C maiuscola) per conquistare Pace e Prosperità per le Persone in tutto il Pianeta grazie alle Partnership mondiali senza pensare a nuovi modelli che abbandonino sterili e storiche competizioni, probabilmente non aiuta, almeno per tempistiche. E se è vero che il raggiungimento degli SDG è ancora molto lontano anche in Asia Orientale, bisognerebbe in aggiunta domandarsi più onestamente il perché, senza dare nulla per scontato.

Share This

Condividi

Condividi questo contenuto con i tuoi amici!