In viaggio con le 5P- Quindicesima tappa Africa Orientale

da Giu 22, 2022News1 commento

Nuova tappa, nuova mappa del viaggio alla scoperta delle 5P nel continente africano. La macroregione che andremo ad esplorare è particolarmente complessa e delicata: l’Africa Orientale, un territorio che comprende Paesi dalle fisionomie più varie, per Storia, tradizioni, cambiamenti e particolarità.

Provando ad osservare la macroregione ci si troverà dinnanzi uno spettacolo naturale di rara varietà: dal Sahel occidentale, percorrendo la rotta sud-orientale, ci si trova davanti le sponde del Mar Rosso e del Golfo di Aden, all’estrema punta del Corno d’Africa. Svoltando la curva di terra somala, lo sguardo si disperde sul Mar Arabico e si allarga a Sud lungo l’Oceano Indiano. È nuovamente la regione dei Grandi Laghi a delimitare il confine occidentale della regione che racchiude dunque al suo interno le distese desertiche del Sahel, la Great Rift Valley e le selvagge foreste equatoriali.

Questa varietà geografica condiziona in parte la lettura politica dell’Africa Orientale poiché gli attori che dominano la scena sono a loro volta vari e variegati ed i confini geografici che sembrano delimitare la nostra mappa, non coincidono sempre con quelli politici, imposti ormai molti anni orsono da quella spartizione del continente che tanto ne ha segnato il destino.

Nella ricerca di studi ed analisi del territorio ci si imbatterà con una mole di materiale così vario per posizioni accademiche e/o politologiche che risulta difficile anche solo provare ad individuare prospettive interpretative univoche per comprendere le diverse realtà che ne fanno parte.

Geografia politica e geopolitica non sono infatti la stessa cosa: la geografia politica è una scienza, in quanto studia i dati di fatto; la geopolitica non lo è, perché relativizza e soggettivizza tali dati, interpretandoli e fondendoli con fattori che non sono solo geografici, come i principî e i sistemi di valore. La geopolitica infatti evidenzia come i condizionamenti geografici influiscano sulle strategie di potenza all’interno e verso l’esterno dei soggetti statali; essa analizza le relazioni tra «l’homo politicus e lo spazio. Questa disciplina si interroga sul peso dei fattori spaziali nelle scelte e nei rapporti politici e, viceversa, sull’impatto di questi elementi politici sull’organizzazione, il controllo dello spazio»[1].

Le tre sub-regioni che vengono generalmente riconosciute in Africa Orientale (Corno d’Africa, Great Rift Valley e la regione dei Grandi Laghi) assumono di conseguenza, ciascuna ed ognuna, un peso rilevante, sia entro i confini regionali sia in proiezione esterna e quindi nei rapporti sull’attuale scacchiere mondiale.

Teatro di efferate e violente guerre, la regione oggi si presenta anche come tra le più dinamiche per crescita multilivello nel continente. Ma, in prospettiva 2030, che cambiamento si sta producendo?

La nuova corsa al “corteggiamento”

Osservare l’Africa Orientale cercando di mantenere una posizione imparziale dalle ambiguità e dalle complessità che ne caratterizzano le dinamiche regionali è indubbiamente arduo.

Guardando alle ambizioni 2030 e a quello che il Mondo intero vorrebbe realizzare stretto nell’abbraccio universale, qualche perplessità sorge: sembrerebbe infatti che l’attenzione internazionale rivolta alla regione sia più spesso focalizzata sulle ragioni geopolitiche derivanti da quella ricchezza geografica dei Paesi dell’area e da una “nuova” corsa all’Africa con attori molti più numerosi.

Tuttavia, rispetto al passato, sussiste oggi un’importante differenza: mentre in principio il continente subiva le decisioni, oggi si sta delineando una sorta di gioco di “corteggiamento” con una certa partecipazione degli attori africani stessi, capaci questa volta di influenzare le mosse dei contendenti esterni e spingendo la competizione internazionale per trarne il maggior beneficio.

La presa di coscienza africana della propria geografia politica, può dunque incidere favorevolmente adesso sull’autodeterminazione geopolitica della regione. Crocevia di interessi tra Europa, Africa e Asia, in virtù della posizione e proiezione geografica, l’Africa Orientale potrebbe divenire un connettore strategico, da Nord a Sud anche tra le varie realtà del continente, secondo propositi di “federalizzazione” che porta avanti ormai da tempo.

In questi termini le dinamiche di cooperazione trovano declinazioni che, per quanto spesso istituzionalizzate, devono tener conto della controparte africana e non abbandonarsi alla sola narrazione assistenzialistica. Il cambiamento 2030 che ci si aspetta di realizzare non può non tenere conto del mutato panorama ed i continui tentativi di spartizione del continente, ancora ferito dal perpetuarsi e aggravarsi delle crisi del secolo, non possono più basarsi su di una competizione “egemonica”, capace al contrario di minare la ricerca di stabilità (e stabilizzazione) della regione.


[1] Philippe Moreau Defarges, Introduzione alla geopolitica, Il Mulino, Bologna, 1996.

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