Io nacqui a debellar tre mali estremi:
tirannide, sofismi, ipocrisia;
ond’or m’accorgo con quanta armonia
Possanza, Senno, Amor m’insegnò Temi.
[…]
Carestie, guerre, pesti, invidia, inganno,
ingiustizia, lussuria, accidia, sdegno,
tutti a que’ tre gran mali sottostanno,
che nel cieco amor proprio, figlio degno
d’ignoranza, radice e fomento hanno.[1]
Abbiamo iniziato il nostro viaggio intorno al Mondo guidati dalle parole di chi ha cercato di descrivere una realtà governata da Potenza, Sapienza e Amore, nel tentativo di debellar quanto, in umana natura, possa corrompere la rettitudine di pensiero e di azione. La ricerca utopica di un Mondo libero dai mali, siano fame, guerre, povertà e indigenza, accompagna il pensiero ed i propositi umani da tempi immemori. Tentativi di realizzazione nella Storia hanno impegnato luminari, statisti e governi, spesso feriti da tragicità così aberranti da dover ripensare tutti i postulati non solo giuridici e istituzionali, ma anche morali ed etici.
L’ultima ambizione al raggiungimento della kantiana pace perpetua è sancita a livello mondiale dal più imponente Parlamento globale, nato proprio al fine di garantire un Mondo senza conflitti, o meglio, un Mondo i cui i conflitti (non solo bellici) possano essere “affrontati insieme”. L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite propone una lettura del Mondo e della realtà in chiave di cambiamento olistico ed equo, guidando gli Stati ad assolvere i propri doveri politici attraverso gli strumenti istituzionali in loro possesso, sotto l’egida della comunità internazionale tutta. I cinque pilastri, le 5 P (Pace, Persone, Pianeta, Prosperità, Partenariati), racchiudono 17 Obiettivi di Sviluppo che le Nazioni, unite, vorrebbero raggiungere per inverare l’idea di un Mondo riappacificato in tutte le sue componenti.
Le nostre 17 tappe in giro per il Mondo avrebbero voluto dare una panoramica complessiva di quanto e come l’ambîto cambiamento si stia effettivamente realizzando, tenendo conto delle caratteristiche e delle peculiarità di ogni area geografica.
Come per ogni partenza, l’entusiasmo della scoperta plasma e condiziona aspettative, costruite nell’immaginario di ciascuno sulla base di preconcetti che, ingenuamente, alimentano fantasie e idee rispetto a ciò che si è in procinto di sperimentare. Il nostro viaggio, per quanto più che affascinante, non è stato semplice: le realtà che di volta in volta abbiamo scrutato si sono dimostrate molto più complesse e variegate di quanto un semplice report possa descrivere. Abbiamo visto regioni e macroregioni, individuate anche arbitrariamente per non legarci a suddivisioni prestabilite, che racchiudono al proprio interno così tante altre particolarità da restituirci sempre e comunque un’immagine parziale e mai univoca delle voci che si confondono entro quei confini. Consci e coscienti che quanto abbiamo sbirciato non può essere esaustivo né definitivo, la ricerca del cambiamento ci ha comunque restituito la vera esperienza del viaggio: quei preconcetti, quelle idealizzazioni tipiche del pre-partenza hanno dovuto fare i conti con l’impatto del reale e delle contraddizioni che naturalmente vi sussistono e coesistono. Diciamo naturalmente poiché è proprio del vivere di ognuno dover convivere con le antinomie che muovono il Mondo, anche nel piccolo della propria quotidianità.
Se dunque non abbiamo avuto modo di risolvere quelle antinomie, abbiamo però avuto un’occasione ancor più importante: tentare di comprenderle. Comprendere, contrariamente al capire, è un processo continuo. Capire significa avere tutte le informazioni necessarie per raggiungere una conclusione definita e definitiva; comprendere presuppone un continuo “riconciliarsi” con la realtà che ci circonda, un processo “creativo” del pensiero che si impegna a considerare le molte sfaccettature del reale, empatizzare con l’esterno, elaborare una lettura che non riduca la realtà ad una semplificazione e che non dia per scontato un giudizio sulla base di minime premesse ed informazioni[2].
Il viaggio che abbiamo intrapreso, per quanto ideale, per quanto sommario, per quanto mai sufficientemente approfondito, è stato occasione preziosa per guardare le realtà del Mondo da prospettive diverse. Senza alcuna presunzione di risolvere matasse geopolitiche, questioni diplomatiche o ingiustizie conclamate (come poter?), ci siamo dati l’opportunità di comprendere che inverare un cambiamento come quello 2030 non può ridursi a proclami ed indicatori, che sì, indubbiamente permettono di capire a che punto stiamo, ma che tagliano fuori dalla lettura del reale tutto ciò che è contraddizione, utile invece alla comprensione.
L’auspicio è che SDG ed Agenda 2030 siano davvero strumenti e guide per un cammino virtuoso di Stati e persone; il cambiamento, tuttavia, è un percorso complesso che potrebbe essere realizzato solo dalla comprensione condivisa di una realtà che non coincide sempre e per forza con una sola verità, tanto più se i 17 obiettivi hanno come fine ultimo propositi di portata così ambiziosi.
Il diario di viaggio serve generalmente ai viaggiatori per raccogliere i pensieri e le analisi delle esperienze vissute. Il nostro diario lascerà probabilmente aperte molte domande, dubbi e dissensi, modellando e plasmando le considerazioni di ognuno; ebbene, se così fosse, il proposito ultimo è stato raggiunto. Il viaggio con le 5P alla ricerca del cambiamento è stata occasione per osservare una realtà spoglia di sofismi e distopie, cercando di comprendere, ognuno con un proprio sforzo interpretativo, che per inverare una trasformazione è opportuno leggere la più ampia trama del reale, senza dare, ancora una volta, nulla per scontato.
[1] Delle radici de’ gran mali del mondo, Tommaso Campanella
[2] Si voglia perdonare la semplificazione così estrema di un pensiero molto più complesso. Teorica politica del ‘900, Hannah Arendt ha molto più abilmente articolato l’affascinante discorso nei suoi lavori che aiutano a “comprendere” la sofisticatezza del ragionamento.