In viaggio con le 5P – Decima tappa Sud America

da Mag 18, 2022Non categorizzato1 commento

Nuova tappa del viaggio alla ricerca e scoperta del cambiamento. La rotta continua ad essere lineare e basterà percorrere il ponte che collega i sub-continenti americani per trovarci di fronte la terra dell’abbondanza, il Sud America.

Il Sud America è un territorio complesso da osservare: Latina si dice generalmente secondo una più ampia accezione; ma è un concetto che confonde, perché afferisce per lo più al patrimonio “culturale” che accomuna i Paesi storicamente colonizzati dalle potenze di lingua romanza (quindi, derivante dal latino) e che comprende i vicini mesoamericani. 

Nessun muro in questo caso ne contorna i confini, nessun ostacolo tra Panamà e Colombia…o almeno quasi; “solo” un tapòn, un tappo di lussureggiante foresta, dal clima equatoriale, ettari ed ettari di selvaggia natura, dove nessuna strada è battuta e dove solo i più fortunati riescono a trovarne una. Oltre quella foresta, lo sterminato territorio dell’America meridionale si distende fino alla Terra del Fuoco, racchiudendo storie di cambiamenti e trasformazioni che difficilmente potrebbero essere categorizzati in un unico paradigma interpretativo. Perché quella stessa abbondanza che ne conclama la ricchezza, ne determina anche una infausta maldición che condanna paradossalmente l’intera regione ad una perversione strutturale di povertà contrapposta all’opulenza di risorse.

Il resto del backyard americano è oggetto di continui studi ed analisi che cercano di risolvere l’enigma della ciclica instabilità dei suoi distinti protagonisti che oscillano tra contraddizioni e speranze. Che non sia forse proprio questa indefessa ostinazione a considerare l’intera regione come una singola entità? Che non sia quella stessa accezione “latina” a confondere e a mescolare volti che, al contrario, rivendicano una propria autonoma e determinata fisionomia?

Proviamo dunque a gettare uno sguardo sulla regione, uno sguardo che non sarà probabilmente risolutore delle mille domande che potrebbero sorgere, ma che potrebbe almeno aprire uno spiraglio alternativo alle questioni dispiegate sui tavoli geopolitici. Immaginiamo allora di inforcare una motocicletta, una “Poderosa” Norton magari, e attraversare un territorio enorme, sterminato, variegatissimo, ricchissimo di natura, cultura, colori, sinfonie e storie.

Un passato che si ripete

Parlare di sviluppo sostenibile per il Sud America non è cosa da poco; numerose sono le tavole rotonde, gli studi, le analisi, le statistiche che cercano di tracciare un panorama sullo stato dell’arte degli SDG in vista del 2030. Il tratto comune a tutti questi studi è il riconoscimento di una perdurante instabilità, endogena ed esogena, attribuita, in generale, non solo ad un’economia “traballante”, ma anche ad una politica ormai da troppo tempo soggetta al “desafío”, la sfiducia, delle componenti tutte del vivere comune.

Anche il Sud America è una di quelle regioni che in passato ha dovuto confrontarsi con gli MDG, nonché con quelle forme di cooperazione assistenzialistica che hanno fatto in passato del territorio uno dei maggiori beneficiari dei finanziamenti esteri. I risultati di ognuna di queste forme di cooperazione hanno portato ad impatti ben differenti in base al Paese di riferimento.

Sarà questo un indizio per supporre che è fuorviante categorizzare a priori una regione sulla sola base di strutture concettuali che affondano le proprie radici in un passato ormai troppo lontano a sua volta condizionato da fattori esterni e da rivendicazioni di un diritto di intervento che perpetuano circoli viziosi e ferite aperte? Abbiamo già visto nel nostro viaggio come sia ingannevole (se non addirittura pericoloso) dare per scontati assiomi e categorie concettuali senza considerare prospettive alternative al dettame comune. Il Sud America è solcato profonde cicatrici, molte delle quali non ancora rimarginate; l’auspicio è sempre quello di guarirle entro il 2030, ma anche in questo caso, sarebbe più opportuno fermarsi e usare questo periodo per abbandonare rassegnate retoriche al fine di “non lasciare nessuno indietro”, senza perseverare in una affannosa corsa contro il tempo.

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