Secondo alcuni studi sugli spostamenti fenologici pubblicati nel rapporto Frontiere 2022 dell’UNEP (United Nations Environment Programme), il cambiamento climatico sta avvenendo troppo velocemente rispetto a quanto le specie viventi siano in grado di adattarsi, causando interruzione del funzionamento degli ecosistemi vitali. Molti eventi meteorologici estremi possono alterare le diverse fasi di riproduzione, fioritura, inizio dello sviluppo larvale, muta, ibernazione e anche migrazione. I tempi di fioritura e produzione di frutti possono subire variazioni e talvolta interruzioni, generando effetti negativi sulle specie erbivore e di conseguenza anche sulle specie carnivore e su molti altri organismi viventi che fanno parte della catena alimentare. Le istituzioni nazionali ed europee stanno lavorando sugli interventi che possono aiutare alla conservazione della biodiversità, alla riabilitazione degli habitat e a un maggior controllo delle aree protette.
Negli ultimi anni gli esperti hanno riscontrato un aumento delle migrazioni delle specie animali come conseguenza dell’inquinamento antropico e dell’emergenza del cambiamento climatico, stravolgendo i modelli del ciclo di vita di intere specie vegetali e animali. Per fare un esempio, il rumore del traffico stradale rende difficile la comunicazione tra rane e tra uccelli, riducendo la capacità di riproduzione o costringendoli a fuggire dai loro habitat. Un’altra ricerca ha rilevato come anche il rumore sottomarino causi nelle balene seri danni all’udito e minacci la comunicazione tra gli organismi acquatici.
Il divario tra fonti di cibo e predatori nella catena alimentare
Il processo di adattamento al cambiamento climatico non avviene allo stesso modo in tutte le specie interdipendenti di un particolare ecosistema. Questo perché ogni organismo è sensibile ai diversi fattori ambientali e risponde diversamente in base ai propri bisogni e alle caratteristiche individuali, vivendo secondo il proprio orologio biologico: quando riprodursi, quando migrare, e così via. La tempistica di tali stadi è nota come fenologia ed è vitale per il funzionamento degli ecosistemi e per gli esseri viventi.
La preoccupazione degli esperti rivela che questo differente processo di adattamento delle specie, ad esempio tra flora (fonte di cibo) e fauna, stia portando a disallineamenti fenologici significativi con grandi conseguenze all’interno della catena alimentare. La fenologia che riguarda la flora risponde più rapidamente ai cambiamenti rispetto a quanto le specie animali riescano ad adattarsi, influenzando la riproduzione e la sopravvivenza degli esseri viventi con ripercussioni sulle popolazioni. L’alterazione della relazione alimentare tra organismi produttori, consumatori e decompositori porterebbe infatti all’inevitabile collasso dell’intera catena alimentare.
La produzione alimentare è l’attività più minacciata dai cambiamenti fenologici con conseguenze sulle colture di base in tutte le regioni del mondo, dai cereali (orzo, mais, riso) alla vite e agli alberi da frutto (ciliegio, melo, pera e mango) ma con variazioni anche sugli stock ittici e danni al turismo. La conseguente nuova gestione delle colture per effetto dei cambiamenti del clima e della fenologia delle piante, causano ulteriori disallineamenti fenologici, dove in molte regioni si sperimentano problematiche legate al degrado del suolo, agricoltura insostenibile e scarsità d’acqua. Sebbene siano ancora molto lenti, gli sforzi dell’Unione Europea si stanno orientando verso politiche che disciplinano una gestione più sostenibile delle pratiche agricole, legate ad un’agricoltura biologica, a colture più resilienti a cambiamenti del clima e ad una migliore gestione dell’acqua.
Giulia Manca