Il 1 gennaio 2021 è ufficialmente entrato in vigore l’African Continental Free Trade Area (AfCFTA), la zona di libero scambio africana e la più grande del mondo per numero di Paesi partecipanti, a cui hanno aderito tutti gli Stati africani a eccezione dell’Eritrea.
Nel quadro dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana, l’AfCFTA mira ad accelerare l’integrazione economica, aumentare il volume degli scambi intra-africani e dare un forte impulso ai processi di industrializzazione del continente.
Nelle sue prime fasi, l’AfCFTA prevede la graduale abolizione dei dazi doganali e il dimezzamento delle barriere non tariffarie, lasciando ai singoli Stati la facoltà di mantenere misure protezionistiche solo sul 3% dei propri prodotti. Inoltre, il trattato introduce norme riguardanti la libera circolazione delle persone e la tutela della proprietà intellettuale, in vista dell’obiettivo a più lungo termine dell’unione doganale, sul modello europeo.
I risultati attesi
Secondo un rapporto della Banca Mondiale, se implementato integralmente, l’accordo avrebbe il potenziale di sollevare 30 milioni di persone dalla povertà estrema e 68 milioni dalla povertà moderata e di permettere un incremento dei salari del 10% circa, in particolare per le donne e i lavoratori non qualificati.
Lo stesso rapporto stima che la riduzione delle barriere commerciali (soprattutto non tariffarie) porterebbe a una crescita del reddito complessivo africano di $450 miliardi (+7%) entro il 2035, oltre ad agevolare l’inserimento delle imprese nelle catene del valore regionali.
Inoltre, favorendo gli scambi interni al continente, l’AfCFTA darebbe un forte impulso all’industria manifatturiera, che costituisce la voce principale del commercio tra Paesi africani (45,4% nel 2017). In questo modo, le economie più vulnerabili potrebbero diversificare maggiormente le loro esportazioni, traendone così un guadagno più stabile e redditizio rispetto alla tradizionale vendita di materie prime ai Paesi più ricchi.
Infine, il potenziamento del commercio nel continente potrebbe rivelarsi fondamentale per la ripresa post-COVID-19, stimolando collaborazioni e partnership regionali e la circolazione di idee e conoscenze che favoriscano l’innovazione, la competitività, l’occupazione e, in definitiva, uno sviluppo economico a lungo termine.
Le criticità
L’AfCFTA è un progetto ambizioso, dati gli obiettivi a lungo termine che si propone e la complessità delle dinamiche del continente africano. Le critiche, dunque, non sono mancate.
Le maggiori preoccupazioni riguardano impedimenti di ordine pratico, in primis l’inadeguatezza delle infrastrutture e del settore dei trasporti, il cui sviluppo, allo stato attuale, richiede investimenti ingenti per arrivare a supportare l’auspicata mole di scambi. Altre difficoltà sono relative alla pericolosità degli spostamenti in alcune aree, alla mancanza di trasparenza, alla difficoltà di accesso al credito da parte dei privati e all’eccesso di burocrazia.
Sussistono inoltre criticità di ordine politico e commerciale, quali la preesistente divisione dell’Africa in otto comunità economiche regionali, ciascuna con norme e standard differenti; l’appartenenza di molti Stati a più di una di queste comunità e la sovrapposizione dei vari regolamenti tra di loro e con le nuove norme continentali; infine, le relazioni tese tra alcuni partner e il radicato protezionismo di alcuni Stati, che potrebbero complicare il quadro negoziale.